Domenica 3 dicembre 2017, S. Omobono Terme.
Stamattina il freddo è pungente. La delegazione del GGS (Andrea, Marghe e
Cristian) è la prima ad arrivare al punto di ritrovo. Parcheggiamo l'auto e ci
intrufoliamo nel primo bar che troviamo, concedendoci un croissant e godendo
del tepore emanato da una stufa che va a pieno regime. Piano piano, altre
persone si fanno largo tra la bruma mattutina ed entrano nel locale. Dalle
finestre vediamo sottotuta dai colori sgargianti che fanno capolino sotto le
giacche a vento. Quando il bar è invaso dalla compagine abbigliata con tinte
accese, capiamo che sono arrivati tutti gli speleo che assieme a noi entreranno
al Forgnone. Oggi siamo davvero in tanti, ventiquattro per l'esattezza,
provenienti da quasi dieci gruppi
speleo.
I veterani si conoscono tutti e - piacevolmente stupito -
noto che, nonostante io mi sia avvicinato a questa disciplina da pochissimi
anni, alcuni li conosco anche io. E' pur vero che si parla di speleologia e, in
particolare, lombarda. Fare questi numeri in una sola uscita è sintomo che
esistono realtà che funzionano bene, come la FSLo.
Tutti assieme facciamo il punto della situazione e
organizziamo le due squadre che entreranno: una si dirigerà verso il ramo
fossile e l'altra giungerà fino alla sorgente per versare il tracciante che
sarà monitorato dai captori dislocati in vari punti del territorio, al fine di
tracciare l'andamento del fiume che sgorga nella grotta e che di fatto l'ha in
buona parte scavata.
Organizzate attrezzature e macchinate, ci dirigiamo verso il
punto da cui imboccheremo il sentiero che porta all'ingresso della grotta.
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Foto di gruppo prima di entrare in grotta - Foto L. Aimar |