Il Ferpecle per noi saronnesi è un ghiacciaio nuovo, mai
visto prima. Ci aggreghiamo volentieri al campo speleoglacio organizzato dagli
amici di Varallo a cui si aggregano vecchie e nuove conoscenze provenienti da
Toscana, Liguria, Veneto e Calabria.
Luna piena al nostro arrivo - Foto A. Ferrario |
Partiamo da Saronno io, Marghe e Cristian con l’aggiunta di
Eleonora del GGM. Partiamo e senza fare soste arriviamo dopo quasi 4 ore al
punto prestabilito del campo dove arriviamo verso le 23.30 del 6 ottobre. Un
silenzio acuto avvolge le tende e le auto coperte dal ghiaccio di una notte di
luna piena e cielo terso. Eleonora cerca alla disperata Paolo dentro una delle
tende congelate, noi altri intanto montiamo la tenda di Cristian e trasformiamo
la macchina in una camera da letto. Nel frattempo dopo aver svegliato gli
occupanti di due tende, Eleonora trova Paolo con cui condividere la tenda per
la notte!
Come non detto, alle 8.15 arriva l’elicottero, pure in
anticipo! Per fortuna dovremo fare più viaggi per andare su tutti, ma comunque
sia buttiamo gli avanzi della colazione in tenda o in auto e corriamo per
prendere l’elicottero. Nella fretta carichiamo l’impossibile, anche quello che
non serve, tanto c’è l’elicottero…
Il nostro mezzo di trasporto per l'andata - Foto A. Ferrario |
In un batter d’occhio ci troviamo dalla tazza di the in mano
ad essere depositati nel silenzio del Ferpecle. Spettacolo. La zona sembra
promettere bene. Ci vestiamo e ci dividiamo in 4 squadre. Con Cristian e Marghe
ci spostiamo in un plateau più a ovest che mi ispira, difatti ben presto trovo
le prime bediere e due ingressi interessanti. Armiamo il primo e nel frattempo
una squadra composta da Francesco, Eleonora, Gianni e Lorenzo raggiungono il
secondo ingresso.
Il primo mulino avvistato - Foto A. Ferrario |
Armo il pozzo inziale, ah finalmente riassaporo l’armo con
viti da ghiaccio dopo due anni di digiuno forzato. Scendo il pozzo di circa
8-10 m. Prosegue con un bel meandro, urlo e dall’eco sembra continuare bene. Il
pavimento ora è tutto ghiacciato, ma fuori il cielo è sereno e temo che con
l’avanzare delle ore aumenti l’acqua di fusione creandoci problemi nella
progressione. Quindi preferisco armare stando alto, anche se più scomodo.
Proseguo e il meandro continua ma mai bello comodo. A un certo punto il pavimento
tende a stringersi e mi ritrovo a dover decidere se sprecare ancora viti per
una armo comodo e tentare un armo più speditivo che garantisce qualche vite in
più. Alla fine tento la discesa in un passaggio stretto e sotto altri 4 m il meandro
prosegue quasi in piano. La corda finisce e proseguo altri 15 m senza corda.
Poi un altro piccolo salto, tento di scenderlo con una seconda corda ma più
sotto il fondo presenta acqua piuttosto profonda anche se il meandro prosegue.
L’esplorazione finisce qui. Tornando i sacchi si incastrano nel meandro
stretto, si smadonna un po' ma poi finalmente ci stappiamo fuori, sia noi che i
sacchi. Alla base del pozzo facciamo qualche ripresa e scatto.